La storia di Badia di Campoleone affonda le sue radici in epoche remote, in cui la leggenda si intreccia con la realtà storica. Si racconta che la fondazione dell'abbazia risalga al 972, voluta dal conte Ugo, marchese di Toscana, come atto di penitenza per una vita segnata da eccessi e lussuria. La leggenda narra di un sogno profetico in cui il conte, terrorizzato da visioni di dannazione eterna, trovò redenzione nel dedicarsi alla costruzione di abbazie e luoghi sacri.
Campoleone, situata in una posizione privilegiata, non lontano dalle rive dell'Arno, divenne così uno dei fulcri del potere spirituale e politico della regione. Il nome stesso della zona, derivante dal latino "campus leonis", il campo del Leone, rifletteva la sua natura inespugnabile e strategica.
Dopo la sua fondazione, l’abbazia di Campoleone divenne un punto di riferimento per la fede e l'organizzazione territoriale. Il vescovo Elemperto affidò il monastero ai monaci benedettini, che lo dedicarono a San Gennaro, santo venerato della Campania, portando forse una sua reliquia ad Arezzo. Il conte Ugo non lesinò donazioni, dotando l'abbazia di castelli, corti, ville e mulini, rendendola uno dei centri più potenti della Toscana medievale.
L'abbazia era custode di inestimabili tesori, tra cui opere d'arte e reliquie, che contribuirono a consolidarne il prestigio. I privilegi imperiali concessi all'abbazia da Federico Barbarossa nel 1161 confermarono il suo ruolo centrale, non solo religioso ma anche politico, come una delle potenze feudatarie più influenti della regione.
Il declino di Campoleone iniziò verso la fine del XII secolo. Nonostante il suo antico splendore, l’abbazia iniziò a perdere progressivamente il suo potere, culminando nella distruzione del castello da parte delle milizie aretine nel 1214. Questo evento segnò l'inizio di un periodo di profonda decadenza, in cui il monastero perse molti dei suoi possedimenti e la sua influenza politica si affievolì.
Dopo anni di conflitti e trattative, l'abate di Campoleone fu costretto a cedere le terre e i castelli al Comune di Arezzo. L'accordo lasciò all'abate solo il monastero e il cimitero, mentre le rendite e i terreni divennero proprietà del podestà. Anche se un risarcimento fu concesso ai monaci nel 1236, il potere monastico di Campoleone non fu mai più quello di una volta.
Dopo secoli di splendore e declino, l'abbazia di Campoleone venne trasformata in una Commenda nel XV secolo, un'istituzione giuridica che assegnava i resti della proprietà a diverse famiglie nobiliari.
Nel 1527, l’esercito del Duca Carlo di Borbone distrusse ciò che rimaneva del castello e del convento, ma la storia di Campoleone non finì qui. Giovanni Della Stufa, insieme ai fratelli, si impegnò a ricostruire la chiesa e parte delle strutture, ma fu solo con la famiglia Bacci che il sito prese una nuova forma.
Fu sui resti dell'antica abbazia che i Bacci, nobili di Arezzo, decisero di costruire una sontuosa villa signorile, che ancora oggi conserva il nome di Badia.
Nonostante le devastazioni subite nel corso dei secoli, Badia di Campoleone porta con sé le tracce del suo passato, visibili nella cappella, nei giardini e nei resti del cimitero monastico, mantenendo viva la memoria di un luogo che ha attraversato le epoche come testimone silenzioso della storia toscana.